LIBRI DIVERTENTI / SCRITTORI UMORISTICI
Umorismo e Libri divertenti: 13 AUTORI UMORISTICI DEL IX SECOLO
Cosa accomuna e cosa distingue l’umorismo di autori quali Gogol’ e Bernard Shaw? Cosa lega i racconti satirici di Čechov e Dickens a quelli di Mark Twain? Viaggio tra romanzi umoristici e autori imperdibili, maestri nell’uso dell’ironia, tra la critica del costume e il romanzo sociale.
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di Manuel Righele
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Autori umoristici del IX secolo
INDICE DEGLI AUTORI
Nikolaj Vasil’evič Gogol’ (1809 – 1852, Russia)
Charles Dickens (1812 – 1870, Inghilterra)
Mark Twain (1835 – 1910, USA)
Oscar Wilde (1854 – 1900, Irlanda)
George Bernard Shaw (1856, Irlanda PREMIO NOBEL)
Jerome K. Jerome (1859 – 1927, Inghilterra)
Anton Pavlovič Čechov (1860 – 1904, Russia)
Luigi Pirandello (1867 – 1936, Italia PREMIO NOBEL)
Jaroslav Hašek (1883 – 1983, Repubblica Ceca)
Alberto Savinio (1891 – 1952, Italia)
Charles Duff (1894 – 1966, Irlanda del Nord)
Aldous Leonard Huxley (1894 – 1963, Inghilterra)
Achille Campanile (1899 – 1977, Italia)
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Nikolaj Vasil’evič Gogol’ (Velyki Soročynci, 31 marzo 1809 – Mosca, 4 marzo 1852) | Russo | Le anime morte (Romanzo poema satirico)
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Ucraino, figlio di un commediografo, Gogol’ è un autore singolare e un innovatore, riduttivo relegarlo a un elenco di autori umoristici. La sua prosa è lirica, ma guidata da una caustica ironia, che cerca di riscattare un mondo rurale, schiacciato tra proprietari terrieri e notabili e vessato dalla burocrazia zarista. Non a caso Le anime morte, il suo capolavoro, si intitolava originariamente: Le Avventure di Čičikov / Poema imposto dalla censura zarista.
Nelle intenzioni dell’autore quest’opera doveva essere un poema. Così Gogol’ la definisce all’interno dello stesso testo. Ne fa menzione per la prima volta al capitolo secondo quando scrive: “(…) benché le trame e le molle principali del poema non si basino su di loro (…)”.
Il progetto di Gogol’ era quello di scrivere un’opera sul modello della Commedia dantesca e Le anime morte doveva essere la prima cantica, quella che avrebbe dovuto mostrare, come fa Dante nell’Inferno, i derelitti e i dannati, perduti per i loro vizi e il degrado morale. Se il viaggio di Dante avviene in un mondo fantastico, però, quello di Čičikov attraversa la provincia russa. Se Dante è un uomo smarrito che cerca Dio, Čičikov è un avventuriero e un imbroglione, che ha escogitato un piano tanto semplice quanto redditizio per truffare i creditori, servendosi delle «anime morte» (nella Russia del tempo, con il termine ‘anime’ si indicavano i servi della gleba di sesso maschile).
Gogol, Le anime morte, Feltrinelli, 2013, pp. 352, EAN: 9788807900709
L’inganno segreto, negoziato con meschini proprietari terrieri a loro insaputa è costruito su episodi bizzarri e raccontato con tono faceto. Il linguaggio è brioso, rivolto al lettore, con osservazioni sugli usi che, per iperboli, ne svelano il lato comico. Nelle digressioni con cui si rivolge al lettore – e in cui con ironia dileggia la società russa – Gogol è spesso impudente e feroce, ma è in ogni elemento e piega del testo che innerva l’umorismo e spinge la sua satira: nella scelta del lessico, nell’uso degli ossimori, nell’accostamento dei contrasti, negli impliciti lasciati al lettore.
Un’opera ingegnosa, spettacolare per tecnica di costruzione umoristica, resa narrativa e connubio realismo-fantastico (anticipatrice forse persino del realismo magico), una satira sapiente e un modello unico nel suo genere, evocativo e icastico nel rappresentare «(…) situazioni satirico-grottesche sullo sfondo di una desolante mediocrità umana, o di quella che è stata definita pošlost’ (in russo: пошлость?) con uno stile visionario e fantastico (…)» (Fonte: Gogol’ su Wikipedia).
Cicikov, essendo uomo delicatissimo e in alcuni casi perfino schizzinoso, aspirando l’aria a naso fresco la mattina si limitava a fare una smorfia e a scuotere il capo, dicendo: «Figliolo, lo sa il diavolo, forse sudi. Perché qualche volta non vai a farti un bagno?»
Nikolaj Gogol’, Le anime morte, Feltrinelli
Al che Petruska non rispondeva niente e cercava subito di occuparsi di qualche faccenda; o si avvicinava con la spazzola al frac appeso del padrone, o semplicemente riordinava qualcosa. Che cosa pensava mentre taceva? Diceva forse fra sé: “Anche tu, però, sei un bel tipo, non ti sei stufato di ripetere quaranta volte la stessa solfa?”
Dio solo lo sa, è difficile sapere cosa pensa un servo della gleba quando il padrone gli fa la ramanzina.
Charles Dickens (Portsmouth, 7 febbraio 1812 – Higham, 9 giugno 1870) | Inglese | Il circolo Pickwick (Romanzo umoristico)
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Charles Dickens, Il circolo Pickwick, Feltrinelli, 2016, pp. 977, EAN: 9788807902307
Mark Twain (Florida, 30 novembre 1835 – Redding, 21 aprile 1910) | Inglese | Le avventure di Huckleberry Finn (Romanzo umoristico)
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Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn, Rizzoli, 2011, pp. 197, EAN: 9788817050531
Jerome K. Jerome (Walsall, 2 maggio 1859 – Northampton, 14 giugno 1927) | Inglese | Tre uomini in barca (Romanzo umoristico)
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Jerome K. Jerome, Tre uomini in barca (per non parlare del cane), Rizzoli, 2012, pp. 226, EAN: 9788817060561
Oscar Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 – Parigi, 30 novembre 1900) | Inglese | L’importanza di essere Franco (Commedia)
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Forse più di chiunque altro, Oscar Wilde rappresenta per la letteratura inglese, il culto del wit, dello spirito arguto fine a se stesso.
Nato a Dublino, in un’agiata famiglia della classe media protestante, si distinse da subito per il carattere eccentrico e per la vivace intelligenza. Vinse la Berkeley Gold Medal e conseguì una borsa di studio al Trinity College di Dublino. Una seconda borsa di studio gli consentì di entrare ad Oxford dove continuò nello studio dei classici. Trasferitosi da Oxford a Londra, in quella che chiamò Casa del Tamigi, coltivò il suo amore per la poesia, il suo talento per le compagnie stravaganti e la costosa estetica del dandy, dissipando le cospicue somme ricevute per i meriti scolastici e l’eredità del padre, morto nel 1876.
Ottenne numerosi successi e collezionò un numero persino maggiore di rimostranze, nel mondo accademico come in società. Finì in tribunale per debiti ben due volte, prima dei venticinque anni. Dopo i venticinque continuò a cercare e sperperare denaro.: esuberante ed eccentrico, viaggiò per l’Europa, si fermò spesso in Italia, in Grecia e a Parigi; si circondò di amicizie ambigue, coltivò un sapere che spaziava dai classici ai più moderni autori (per Keats nutriva un’autentica venerazione) e il culto per la bellezza, collaborò con il Pall Mall Gazette, cambiò case e simpatie a Londra innumerevoli volte, infine si sposò e divenne una celebrità.
La sua fama si diffuse in America, paese in cui si recò presentando una serie di conferenze di grande successo. La sua scrittura era raffinata e aforistica, i suoi dialoghi brillanti, sorretti da battute di spirito sfrontate e critiche verso i valori e i costumi della società vittoriana, al pari della sua vita, il che, come ricorda Peter L. Berger, è testimonianza «di una notevole tolleranza di quella società, che non soltanto consentì quelle provocazioni, ma ne celebrò l’autore, conferendogli grandi riconoscimenti» (P. L. Berger, Homo Ridens, Il Mulino, 1999, p. 208).
«La sua tragica caduta – continua Berger – fu dovuta non tanto all’omosessualità, che la società vittoriana avrebbe tollerato se praticata con una certa discrezione, ma alla sua scelta di imporre quel tema all’opinione pubblica con la sconsiderata causa per calunnia contro Lord Queensberry, padre del suo amante lord Alfred Douglas. Il patrizio lo aveva pubblicamente tacciato di sodomia e, allorché Wilde per quest’accusa lo citò in giudizio, l’inesorabile meccanismo della giustizia inglese dovette mettersi in moto arrivando a dimostrare che quell’affermazione era più che motivata». (P. L. Berger, Homo Ridens, Il Mulino, 1999, p. 208)
L’essenza dell’atmosfera romantica risiede nella sua incertezza. Se mai prenderò moglie, cercherò di dimenticarmene subito.
Oscar Wilde, L’importanza di essere Franco, Rusconi, 2007
Wilde fu condannato per «gross public indecency» e finì ai lavori forzati. Dopo la scarcerazione non riuscì più a scrivere nulla di importane. Morì in Francia, affetto da meningoencefalite, in condizioni di povertà.
In merito alla sua produzione da drammaturgo, come ricorda ancora Peter L. Berger «I personaggi delle [sue] commedie sono amorfi e gli intrecci del tutto implausibili. La vaporosità di questi materiali fa venire subito in mente le più insulse operette viennesi. Ma mentre la banalità di quest’ultime trovava una sua sublimazione nella musica, le commedie di Wilde sono compensate dallo scintillio del dialogo, soprattutto se consegnato a un’onnipresente (mi si consenta il neologismo) raffica di dandismo». (P. L. Berger, Homo Ridens, Il Mulino, 1999)
Oscar Wilde, L’importanza di essere Franco, Rusconi, 2007, pp. 96, EAN: 9788818020281 (Il titolo in alcuni casi è tradotto con L’importanza di essere Ernesto, oppure L’importanza di essere Onesto)
Il giorno in cui iniziò il procedimento giudiziario contro Lord Queensberry, fu anche il giorno del debutto, al St. James Theatre, della commedia più fortunata di Wide: L’importanza di essere Franco.
Era il giorno di San Valentino, il 14 febbraio 1895.
Questa commedia ha, in un certo senso, una valenza meta-teatrale. Parla, cioè, dello scopo della commedia, anticipando il teatro nel teatro pirandelliano. Nel caso specifico di Wilde, c’è un meta-testo invisibile che l’autore crea mettendo in scena due personaggi che conducono una doppia vita, per poter conservare la reputazione in società e, al contempo, indulgere nelle loro passioni.
Il protagonista, Jack Worthing, un uomo di campagna dagli sconosciuti natali, usa una falsa identità (si presenterà come Ernest) per frequentare, a Londra, in casa dell’amico Algernon Moncrieff, la bella Gwendolen Fairfax. La madre di lei, Lady Bracknell, diffida del giovane e non lo considera un buon partito, non essendo di nobili origini, così raccoglierà informazioni sul suo conto, dando inizio a un’indagine che, colpo di scena su colpo di scena, condurrà la commedia fino all’epilogo.
Il tema che sostiene l’intera vicenda – che entra ironicamente nei discorsi – è il peso del buon nome in società, preferibile di gran lunga all’onestà (da qui l’ambiguità della parola inglese earnest, ‘onesto’, che suona come il nome Ernest). Lo scopo ultimo di questa, come di ogni altra commedia, è infondo questo: metterne a nudo le convenzioni sociali, che assegnano il primato all’apparire sull’essere.
ALLGERNON – Perché nelle case degli scapoli la servitù beve invariabilmente lo champagne? Lo domando a semplice titolo d’informazione.
Oscar Wilde, L’importanza di essere Franco, Rusconi, 2007
LANE: Attribuisco il fenomeno alla qualità superiore del vino, signore. Ho avuto spesso modo di osservare che lo champagne è di prima scelta solo molto di rado presso i ménages coniugali.
In quest’opera, Wilde assurge all’olimpo degli autori umoristici e dà il meglio di sé nella composizione dei dialoghi: quelli della smaliziata e pungente Lady Bracknell e quelli lapidari e tranchant del domestico Lane; l’arguzia diventa uno sguardo rivolto alla società, da una prospettiva marginale, umiliata, per cui la realtà dominante, comunemente accettata, viene svelata per quello che è: una finzione imposta.
Per alcuni critici, la commedia attinge dagli stilemi più tradizionali (si veda lo schema caro a Plauto, il ricorso al servus callidus e lo scambio di persona) e rimanda a Romeo e Giulietta di Shakespeare, in merito al problema di quanto conti la stirpe (GIUIETTA: «Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome!» – Atto II, Scena II). Certamente Wilde non è semplicemente uno dei tanti autori umoristici: per la sua vicenda personale, la sua sagacia e immaginazione, dovrebbe essere gustato nel contesto per cui ha concepito le sue opere e dunque, in questo caso, a teatro.
George Bernard Shaw (Dublino, 26 luglio 1856 – Ayot St Lawrence, 2 novembre 1950) | Inglese | Le armi e l’uomo (Commedia)
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L’Accademia di Svezia conferì a George Bernard Shaw il Premio Nobel nel 1925 «per la sua opera carica di idealismo ed umanità, la cui satira stimolante è spesso infusa di un’originale bellezza poetica». Nel 1939 ottenne anche un Premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale per il film Pigmalione (solo ad un altra persona è stato conferito il Premio Noble per la letteratura e un Premio Oscar: Bob Dylan).
Trascurando le novelle giovanili, che furono pubblicate su una rivista senza suscitare alcun clamore, fin dalle sue prime prove drammaturgiche, Shaw si legò al teatro con lo scopo di farlo diventare uno strumento pedagogico e di denuncia sociale. La sua storia personale contribuì a formare la sua prospettiva sulla società: da ragazzino visse nelle ristrettezze economiche in cui era precipitata la sua famiglia, che apparteneva alla piccola borghesia irlandese; abbandonò la scuola per impiegarsi come agente immobiliare; emigrò a Londra, dove si impegnò da subito nella stesura di cinque romanzi, tutti rifiutati dagli editori.
L’esclusione, il peso della differenza di classe, la difficoltà a mantenersi, lo avvicinarono al socialismo, tanto che, in seguito alla lettura del Capitale di Karl Marx, si iscrisse al movimento socialista della Fabian Society. La fascinazione per la forza che emanava il teatro di Ibsen fece il resto. L’opera di Shaw ne ereditò, infatti, la denuncia dell’ipocrisia e della corruzione borghesi.
La democrazia sostituisce alla nomina di pochi corrotti, l’elezione di molti incapaci.
George Bernard Shaw, Uomo e superuomo, Ghibli, 2016
Se, grazie ai contatti nella Fabian Society, trovò impiego come critico letterario alla Pall Mall Gazette, quando, nel 1888, sposò la ricca ereditiera irlandese Charlotte Payne-Townshend, si dedicò più liberamente al teatro, mettendo da definitivamente da parte le novelle e i romanzi comici e umoristici. Scriss ancora alcuni saggi di critica musicale, ma dopo il successo che, al suo esordio da commediografo, ottenne con l’opera Le case dei vedovi, abbandonò il lavoro per dedicarsi solo alle sue commedie, diventando uno dei più prolifici autori.
Vegetariano, animalista, sostenne apertamente Mussolini in una lettera al Daily News del 1927, difese a più riprese l’U.R.S.S. e incontrò personalmente Stalin nel 1931. Questo, però, non deve confondere. Il teatro di Shaw muove dalla condizione umana, dall’attenzione verso gli umili, dalla necessità di un ribaltamento di prospettive e il socialismo trova in Mussolini un interprete carismatico e in Stalin la guida di uno stato in cui una rivoluzione di classi subalterne si è conclusa e sta cercando di attuare il comunismo reale.
Ripercorrere il teatro di Shaw, significa, attraversare il fermento incessante di teorie che nacquero a cavallo tra Ottocento e Novecento, figlie del socialismo utopico e dell’industrializzazione. Erano i momenti in cui il capitalismo levava i primi vagiti, in cui la statistica veniva impiegata per regolare l’urbanizzazione, i momenti in cui il colonialismo spingeva alla nazionalizzazione delle measse in patria, in cui l’istruzione diventava obbligatoria, prevedendo che presto sarebbero serviti soldati alfabetizzati. Erano anche gli anni in cui nascevano i primi partiti politici, i sindacati e, e Shaw visse intensamente da oratore prima, da critico e drammaturgo poi, il sorgere delle ideologie, delle loro visioni del mondo, su cui si alimentavano nuove speranze.
Non lo fece da spettatore, ma dalla parte dalle proprie convinzioni, usando una sottile critica sociale, vergata con ironia, per denunciare le disuguaglianze, i rischi del capitalismo, l’assurdità della guerra. Quello di Shaw è un inesorabile spirito iconoclasta, che si esprime con un raffinato gusto per il paradosso. Il suo teatro è un «teatro di idee», impegnato, schierato contro l’usurpazione, tanto che son diventate celebi le sue «Prefazioni» alle opere, dove era solito spiegarne l’intento e la cornice.
George Bernard Shaw, Teatro, Bompiani, 2022, pp. 3360, EAN: 9788830104549
Recentemente Bompiani ha raccolto le sue opere in una sontuosa edizione. «Questo volume – si legge sul sito dell’editore – rende giustizia al grande drammaturgo [con] nuove traduzioni ampiamente commentate e da ricche prefazioni con note introduttive e apparati critici (…) l’edizione prevede anche la pubblicazione delle «prefaces», spina dorsale ideologica in cui l’autore stesso spiega la concezione del suo «Nuovo Teatro».
Arma virumque cano, ovverosia Canto le armi e l’uomo è il primo verso dell’Eneide di Virgilio, che Bernard Shaw riprende per dare il titolo a quella che, secondo George Orwell, è la sua «più arguta commedia», ovverosia Le armi e l’uomo (Fonte: George Orwell, Orwell, the Lost Writings, Arbor House, 1985). Per incontrare Shaw, il consiglio, è di iniziare da quest’opera. Come osservato per Wilde, anche se il testo è in questo elenco di 13 autori umoristici, per goderne appieno la scelta migliore è andare a teatro per assistere ad una delle sue commedie.
Anton Čechov (Taganrog, 29 gennaio 1860 – Badenweiler, 15 luglio 1904) | Russo | I racconti 1880 – 1884 (Racconti umoristici)
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Anton Cechov, Racconti (1880 – 1884), Feltrinelli, 2004, pp. 394, EAN: 9788807901096
Tra le opere di Cechov, la scelta non poteva che ricadere sulla raccolta di racconti che scrisse dal 1880 al 1884. Non si tratta dei racconti più maturi dell’autore, ma di quelli più audaci, che si fanno notare per la carica satirica. Annoverare Cechov tra gli autori umoristici potrebbe sembrare un azzardo, ma andiamo per gradi.
Luigi Pirandello (Girgenti, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) | Italiano | Il piacere dell’onestà (Commedia)
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Luigi Pirandello, Il berretto a sonagli, La giara, Il piacere dell’onestà, Mondadori, 2001, pp. 240, EAN: 9788804493327
Molti sarebbero le opere da leggere di Luigi Pirandello, molte le pièce da assaporare a teatro. Tra gli autori umoristici è quello che più di chiunque altri ha riflettuto sulla funzione del comico e i suoi meccanismi.
«Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. “Avverto” che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un “avvertimento del contrario (…)
Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s’inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umoristico»
Luigi Pirandello, L’umorismo e altri saggi, Giunti Editore, 1994, p. 116
Tematiche: incomunicabilità e solitudine, frammentazione dell’io, umorismo e comicità, follia, verità e menzogna, convenzioni sociali e morali, identità e maschere, ruoli sociali, razionalità e bestialità, illusione della fede e delle ideologie,
Risorse: il sito PirandelloWeb contiene molte informazioni e molti dei testi delle opere pirandelliane (alcune anche nella loro traduzione in lingue straniere) disponibili i testi e anche in formato audio.
Jaroslav Hašek (Praga, 30 aprile 1883 – Lipnice nad Sázavou, 3 gennaio 1923) | Boemo | Le avventure del bravo soldato Švejk nella Grande Guerra (Romanzo satirico)
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Jaroslav Hašek, Le avventure del bravo soldato Švejk nella Grande Guerra, Mondadori, 2016, pp. 887, EAN: 9788804653486
Alberto Savinio (Atene, 25 agosto 1891 – Roma, 5 maggio 1952) | Italiano | Alcesti di Samuele e atti unici (Drammi satirici, Umorismo nero)
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Alberto Savinio, Alcesti di Samuele e atti unici, Adelphi, 1991, pp. 365, EAN: 9788845908071
Charles Duff (Enniskillen, 7 aprile 1894 – 15 ottobre 1966) | Inglese | Manuale del boia (Romanzo satirico)
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Di origine nordirlandese, servì come ufficiale nella marina mercantile britannica durante la Prima Guerra Mondiale, quando Re Giorgio V la impiegò nel conflitto.
Poliglotta (parlava fluentemente sette lingue), al termine della guerra venne reclutato dal Ministero per gli Affari Esteri (Foreign, Commonwealth & Development Office), dove operò nella divisione dei Servizi Informativi (Intelligence Division) sia per conto del ministero che per il Corpo Diplomatico di Sua Maestà. Rassegnò le dimissioni nel 1936, quando comprese che l’establishment britannico aveva simpatie per il fascismo spagnolo, e si dedicò all’insegnamento delle lingue. Nel corso della sua carriera scrisse guide per viaggiatori e una serie di libri per chi, da principiante, si approcciava all’apprendimento delle lingue (come, ad esempio, Russian for Beginners; la serie incluse lo Spagnolo, il Francese, l’Italiano e il Tedesco).
Fu traduttore di Francisco de Quavedo, di Émile Zola del romanziere Traven e di militanti socialisti quali Maxim Gorky, scrittore russo più volte candidato al Premio Nobel – che frequentava, come Lev Tolstoy, Anton Čechov, nella dimora che questi aveva stabilito a Yalta – e Arnold Zweig, scrittore pacifista tedesco. Rimase sempre legato al mondo pacifista e socialista. È difficile immagine che da una simile biografia emerga uno dei più brillanti scrittori umoristici di tutti i tempi.
Charles Duff, Manuale del boia, Adelphi, 1998, pp. 136, EAN: 9788845914119
Manuale del boia, più volte ristampato, venne pubblicato per la prima volta nel 1928. L’ironica disinvoltura con cui Duff descrive nei minimi dettagli lo svolgimento di un’impiccagione, di un’esecuzione per folgorazione, per decapitazione o mediante l’uso di gas, fa di questo libro una satira pungente contro la pena capitale.
Questo manualetto è tanto più istruttivo, divertente e prezioso in quanto le sole persone fra noi che hanno accesso alla verità sui nostri strangolamenti e strozzamenti governativi sono i pubblici boia, gli sceriffi e i vice sceriffi, gli ufficiali delle prigioni, i cappellani, i funzionari del Ministero degli Interni e pochi altri, tutti legati al segreto su questo atto che viene compiuto in nome vostro e mio.
Perciò, nel fornire le informazioni date in queste pagine, l’autore si considera un pubblico benefattore quasi altrettanto importante del pubblico boia. Il punto debole del libro sta ovviamente nel fatto che esso è frutto di studi e ricerche e non di un’esperienza pratica: l’autore non ha mai impiccato nessuno e non ha mai visto impiccare nessuno. C’è da sperare che questa lacuna non sia troppo grave ed è comunque doveroso far notare che chi conosce la forca non sempre sa scrivere e chi scrive non sempre conosce la forca, anche se qualche volta lo meriterebbe.
Charles Duff, Introduzione alla riedizione del 1948, Manuale del Boia, Adelphi, 1948
Nella sua meticolosa ricostruzione, Duff parla con entusiasmo della sete di sangue della folla e tesse l’elogio del boia, autentica conquista e baluardo di civiltà. Lo fa con un gusto per la provocazione e il paradosso che ricordano un altro scrittore irlandese, Jonathan Swift, l’autore del romanzo I Viaggi di Gulliver, celebre anche per aver dato alle stampe, nel 1729, un pamphlet satirico intitolato A modest proposal (il titolo completo in Italiano è: Una modesta proposta per impedire che i bambini della povera gente siano di peso per i loro genitori o per il Paese, e per renderli utili alla comunità). In questo testo Swift proponeva di risolvere il problema creato dalle famiglie di cattolici irlandesi, troppo numerose, con figli denutriti, ammalati e in miseria, ingrassando i bambini per poi macellarli e venderli ai ricchi proprietari terrieri anglo-irlandesi.
Swift offre, con serietà derisoria, dati, analisi, indica il prezzo di vendita alla libbra, fa proiezione sugli andamenti del mercato e gli esiti sull’occupazione, spingendosi persino a suggerire alcune gustose ricette per preparare la carne di bambino.
A prescindere dalle differenze con Swift, Charles Duff con il suo Manuale del boia è certamente uno degli autori umoristici più brillanti, per il suo raffinato umorismo e per essere un precursore elegante dell’umorismo nero (black humour).
Tematiche: pena di morte, ipocrisia, istituzioni sociali, funzioni sociali scomode, sarcasmo, humour nero
Aldous Huxley (Godalming, 26 luglio 1894 – Los Angeles, 22 novembre 1963) | Inglese | La fattoria delle magre consolazioni (Romanzo satirico)
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Nove volte candidato al Premio Nobel per la letteratura, celebre per i suoi romanzi distopici, Aldous Huxley fu tra i più influenti pensatori del XX secolo. Pacifista e filosofo sensibile alla mistica orientale (conobbe personalmente Jiddu Krishnamurti), fu anche precursore nell’uso consapevole di sostanze allucinogene (in Le porte della percezione racconta la sua esperienza psichedelica sotto l’effetto della mescalina – per il titolo del libro prese a prestito alcuni versi di William Blake e il gruppo musicale The Doors lo prenderanno a loro volta da Huxley). Il fratello Julian raccontò di lui di come, sin da piccolo, si soffermasse a contemplare «(…)la stranezza delle cose» (riportato in Bedford Sybille, Aldous Huxley, Alfred A. Knopf / Harper & Row, 1974). È dunque legittimo annoverare Huxley tra gli autori umoristici?
Orfano di madre dall’età di quattordici anni, cresciuto in una rinomata famiglia di zoologi, biologi e medici, a causa di una cheratite, che gli impedì di vedere per due anni, abbandonò quella carriera per dedicarsi in seguito alla letteratura; la malattia non gli impedì di sperimentare su se stesso vie naturali di guarigione, evitò l’uso degli occhiali e pubblicò il libro L’arte di vedere in cui cercò di riabilitare il metodo Bates per rieducare la vista (seducente avvicinare la cecità di Huxley a quella di Omero, all’idea diffusa nel mondo classico per cui il saggio, il veggente, era privo di vista).
Insegnò Francese all’Eton College, dove Eric Blair – meglio noto con lo pseudonimo di George Orwell – fu suo allievo. Frequentò Bertrand Russell, quando durante la Prima Guerra Mondiale, rimase ospite di Lady Ottoline Morrell a Garsington Manor. Fu legato da profonda amicizia con uno dei più innovativi scrittori del XX secolo, D. H. Lawrence, con cui visse per qualche periodo in Italia. Si trasferì infine a Los Angeles, dove si avvicinò ai Vedanta (una delle sei filosofie Indù) e si impiegò come sceneggiatore. Il suo amico e biografo Heard, racconta di come Huxley ricavasse moltissimo denaro da quell’attività e di come ne spendesse la gran parte per finanziare gli espatri di Ebrei e artisti militanti di sinistra, dalla Germania nazista.
Dalla sua amicizia con Remsen Bird, presidente dell’Occidental College, e dalla frequentazione dell’istituto, nacque il romanzo satirico After Many a Summer (1939) che gli valse un British literary award e il James Tait Memorial Prize for fiction nel 1939. In una lettera datata 21 ottobre 1949, Huxley scrive al suo alunno d’un tempo, George Orwell, congratulandosi per la pubblicazione di 1984, sottolineando l’importanza del romanzo e preconizzando che nel futuro:
(…) the lust for power can be just as completely satisfied by suggesting people into loving their servitude as by flogging them and kicking them into obedience.
A. Huxley / G. Smith, Letters of Aldous Huxley, Chatto & Windus, 1969
(…) la sete di potere potrà meglio essere soddisfatta suggerendo alle persone di amare le loro schiavitù, anziché frustrandole e costringendole all’obbedienza.
Sensibile e critico verso l’assurda corsa al potere, le gerarchie sociali, le inumane manipolazioni tecnologiche e l’illiberale ricorso alla violenza, Huxley è conosciuto soprattutto per il suo quinto romanzo Il mondo nuovo (1932 – Brave New World), in cui prevale sulla sua inclinazione satirica, la necessità di trasfigurare la sua critica sociale in un mondo distopico, dove far emergere con chiarezza la sua visione negativa della tecnologia, di un ordine imposto, del controllo sulla natura e sulla società, trasformate in un mondo di incoerenza. Huxley prende a prestito il titolo da La tempesta di Wlliam Shakespeare.
«O wonder! How beauteous mankind is! O brave new world that has such people in’t!»
(William Shakespeare, La tempesta, Atto V, Scena I, vv. 203-205)
«Oh meraviglia! Com’è bello il genere umano! Oh mirabile e ignoto mondo che possiedi abitanti così piacevoli!»
Huxley ambienta la vicenda nell’anno di Ford 632 e descrive una società che si regola sul principio «Comunità, Identità, Stabilità» e funziona come una catena di montaggio. A creare l’atmosfera distopica sono le sue peculiarità: controllo delle nascite, divisione dei gruppi sociali in caste, manipolazione dello sviluppo embrionale, condizionamento psicofisico mediante slogan, ripetuti con funzione ipnopedica, e infine dissoluzione dei legami familiari perché «ognuno appartiene a tutti gli altri».
Similitudini tra Il mondo nuovo e Infinite Jest
Un altro autore, David Foster Wallace, farà omaggio a Huxley, mutuando le sue intuizioni. Nel romanzo Infinite Jest, Wallace sceglie, infatti, il titolo del libro prendendolo dall’Amleto di Shakespeare, e nel mondo distopico che creerà, gli anni saranno sponsorizzati e prenderanno il nome di brand (Anno del Pannolone per Adulti Depend, Anno del Pollo Perdue Wonderchicken, ecc. – per chi è interessato a sapere il nome degli altri, un elenco è disponibile alla voce Infinite Jest di Wikipedia). Il misterioso nastro L’intrattenimento che in Infinite Jest genera, in chi lo guarda, progressivo annichilimento, ricorda gli slogan con funzione ipnopedica di Huxley (Anche David Foster Wallace appartiene alla schiera dei grandi intellettuali e tra gli autori umoristici più sagaci; tra i suoi libri più noti Una cosa divertente che non farò mai più).
Al di là delle atmosfere cupe e angosciose di questo romanzo, gli esordi narrativi di Huxley furono libri divertenti, romanzi di satira sociale: Giallo Cromo (Crome Yellow, 1921), Passo di danza (Antic Hay, 1923), Foglie secche (Those Barren Leaves, 1925) e Punto contro punto (Point Counter Point, 1923).
Aldous Huxley, Punto contro punto, Adelphi, 2011, pp. 528, EAN: 9788845925696
Tra questi si può iniziare col leggere Punto contro punto, un libro divertente e sperimentale, pieno di arguzie che, come sembra suggerire il titolo, ha una certa natura dialogica, intriso com’è di dibattiti tra intellettuali dell’altoborghesia londinese. Il disegno di Huxley era quello di lasciar scontrare visioni del mondo, teorie e idee, rappresentate dai personaggi e poiché «(…)le teorie sono la razionalizzazione di sentimenti, istinti e stati d’animo (…)», l’autore crea le condizioni per cui, nella Londra degli anni Venti, queste idee che camminano sulle gambe di personaggi, s’intreccino.
Il bestiario dei protagonisti annovera un aristocratico milionario, appassionato di vivisezioni, un inserviente comunista e nevrotico, una figlia tanto bella quanto amorale, il direttore di una rivista letteraria che insidia ogni donna nonostante la deformità fisica, c’è il leader carismatico.
Annalena Benini (Il salotto delle crudeltà, Io donna, 25 giugno 2011, p.151) consiglia di prepararsi con una matita per sottolineare «(…) le frasi che si vorrebbe aver pronunciato davanti a un amante sfrontato, le riflessioni su un tizio viscido, la descrizione di una ragazza alligatore, le parole dell’amore quando scompare. (…) Ogni personaggio ha in mente qualcosa di grande (e di solito anche di meschino)». Masolino D’Amico sottolinea, invece, «la lucidità di certe profezie che affiorano nella conversazione dei personaggi». Al lettore non sfuggirà, ad esempio, l’anticipazione del secondo conflitto mondiale o la fissione dell’atomo. Se in Giallo cromo, l’umorismo conferisce un’allegria di fondo al testo, qui vira all’ironia e al paradosso, ultimo stadio che porterà alla distopia di Il mondo nuovo.
Tematiche: tecnologia, controllo sociale, alienazione, condizionamento psicologico, satira di costume, ipocrisia, incoerenza alle norme sociali, nevrosi, falsità nelle relazioni amorose, autori umoristici
Approfondimenti: una bibliografia completa, in Inglese, di Aldous Huxley.
Recensioni: nel sito della Casa Editrice Adelphi, sono disponibili alcune recensioni sul libro Punto contro punto: al termine della presentazione sono elencate, basta cliccare sui titoli.
Anteprima: anteprima gratuita su Google Libri di Punto contro punto.
Risorse gratuite: (1) OpneMol è una libreria digitale online e contiene alcuni audiolibri ed edizioni digitali di Aldous Huxley (in Inglese); (2) anche il progetto Gutenberg offre titoli gratuitamente in formato audio ed epub; (3) LibriVox offre un ampio catalogo in Inglese degli scritti di Huxley in formato audiolibro.
Continua l’elenco dei libri divertenti e degli scrittori umoristici dal XX Secolo ai giorni nostri
L’excursus sulla storia della letteratura umoristica, le commedie e gli autori che hanno scritto opere divertenti continua con questi autori umoristici e libri da leggere di natura satirica